Il tempo rappresenta la nostra cornice di riferimento, una cornice nella quale noi sperimentiamo il mondo e attraverso la quale ruota la nostra esistenza.
“Non ho tempo… non ce la faccio a finire tutto in tempo…” quante volte abbiamo provato quella spiacevole sensazione di avere troppi impegni, di non riuscire a portare a termine i compiti prefissati e di non dedicare abbastanza spazio a noi stessi e alle nostre persone care? Quante volte ci siamo sentiti di perdere tempo? Troppe volte!
In un’epoca caratterizzata dal “tutto e subito”, dal “voler far tutto e bene”, quale valore diamo al nostro tempo?
Il tempo rappresenta la nostra cornice di riferimento, una cornice nella quale noi sperimentiamo il mondo e attraverso la quale ruota la nostra esistenza.
È una dimensione, come quella dello spazio, fondamentale nella crescita e nello sviluppo dell’essere umano e viene scoperta progressivamente. I bambini non hanno consapevolezza del tempo, sono i genitori che scandiscono i minuti e le ore della loro giornata. In adolescenza scoprono il limite del tempo biologico e imparano a rapportarsi con esso, i genitori infatti lasciano loro sempre maggiore autonomia nella gestione delle attività quotidiane. È solo con la maturità che imparano a riconoscere il valore del tempo ed ad accettarne la finitezza .
Nonostante ciò, spesso la dimensione del tempo viene negata e disconosciuta con conseguenze importanti sulla qualità della vita degli individui. Perché?
Occorre un’ulteriore precisazione. C’è un tempo che esiste al di fuori di noi, è tecnico e misurabile: il cosiddetto tempo cronologico. Ma esiste anche il tempo psicologico caratterizzato dal modo personale e soggettivo di vivere e percepire la realtà.
La dimensione del tempo viene quindi influenzata dalla soggettività personale che a sua volta risente della cultura di appartenenza: per esempio, nella cultura occidentale tendenzialmente orientata ad un valore economico del tempo, esso deve essere riempito di attività, mentre nella cultura orientale il tempo resta sospeso, viene svuotato.
La concezione del tempo cambia anche con la storia e l’evoluzione della scienza: nel mondo odierno l’ingresso di computer, smartphone e Internet ha ulteriormente accentuato l’inconsapevolezza dello scorrere reale. Il tempo virtuale infatti è accelerazione o rallentamento di eventi per cui viene percepito in modo diverso dal presente.
Vittime del tempo o persecutori? Con la sua logica consumistica la società attuale richiede sempre più velocità condizionando fortemente lo stile di vita: ci sentiamo risucchiati dalle continue richieste esterne, obbligati e limitati da scadenze e impegni, privati degli spazi da dedicare a se stessi, “schiavi del tempo” abbiamo troppe cose da fare e solo ventiquattro ore per farle! Ecco allora come il tempo diventa un nemico sul quale riversare tutta la rabbia accumulata e con il quale essere in eterno conflitto. Ne conseguono sentimenti di inadeguatezza e insoddisfazione, insofferenza e nervosismo, ansia e stress, che possono sfogare nel corpo sotto varie forme ( mal di testa, problemi del sonno, disturbi digestivi o intestinali, ect) e che limitano la qualità della vita.
Ma allora il problema è il tempo? No, il problema è come scegliamo di impiegarlo, cosa decidiamo di sperimentare nella nostra cornice di riferimento. Scegliamo seguendo il principio dell’urgenza o quello dell’importanza? Purtroppo presi dall’onnipotenza di gestire tutto, abbiamo perso la consapevolezza delle nostre risorse e dei nostri limiti e siamo diventati incapaci di scegliere cosa è giusto fare nel rispetto di noi stessi e dei nostri bisogni privilegiando le richieste esterne. Evitiamo di ascoltarci, di ascoltare i nostri vissuti e le nostre emozioni, di tenerci in contatto con noi stessi… eh sì, perché riempire il tempo con il fare vuol dire toglierlo a se stessi e al proprio sentire!
Quante volte ci siamo fermati a riflettere e a chiederci “è urgente?”, “cosa è importante per me oggi?”, “posso farlo?” o semplicemente ad ascoltare “ come mi sento?” “cosa desidero veramente?”. Diventa così importante dedicare uno spazio di riflessione sugli accadimenti e di rilettura delle proprie scelte, ascoltare se stessi, rispettare i propri bisogni e accettare i propri limiti, e per farlo abbiamo bisogno di… tempo!