Nella nostra epoca in cui l’incontro con l’altro, con il “diverso”, avviene quotidianamente, quale approccio possiamo adottare? Come ci rapportiamo alla diversità?
Spesso la diversità viene vissuta come un problema e ciò rende difficile il nostro ruolo di educatori, come possiamo insegnare ai nostri figli, nipoti, alunni a rispettarla?
Ma la diversità è veramente solo un problema? O forse non sappiamo come incontrarla?
Ognuno di noi è diverso dagli altri, ognuno ha un proprio bagaglio esperienziale con il quale incontra l’altro, e questa diversità permette uno scambio di idee, arricchisce e premette la crescita personale in una cultura dinamica e in continua evoluzione. In questo senso la diversità è una ricchezza.
Diventa quindi importante ascoltare e rispettare l’altro senza pregiudizi e preconcetti per aprirsi alla propria crescita. Come educatori dovremmo imparare a guidare i più piccoli al confronto e allo scambio per consentire loro di diventare adulti capaci di incontrare e ascoltare i punti di vista degli altri, di confrontarsi con persone che hanno un lavoro diverso, opinioni politiche e religiose differenti, un modo di vivere dissimile, abilità e potenzialità svariate forse insolite e inconsuete ma magari estraordinarie.
Ma come fare? Quale approccio adottare?
Si parla spesso di “integrazione”, un concetto importato dal mondo della scuola che oggi è stato ormai racchiuso e sostituito dal termine “inclusione”.
Integrazione vuol dire “rendere completo”: ha un approccio compensatorio, riferibile esclusivamente all’ambito educativo, in cui un contesto accogliente ed attento integra al proprio interno una “diversità” e sviluppa una relazione asimmetrica in cui l’attenzione viene riportata sul singolo con l’obiettivo di reperire risorse e risposte specialistiche.
Inclusione significa “racchiudere dentro”: è invece un processo riferito alla globalità delle sfere educativa, sociale e politica, e si pone l’obiettivo di superare le barriere con l’attenzione e il rispetto rivolti a tutte le differenze, interviene sul contesto ed attiva una relazione simmetrica tra pari.
L’inclusione ha quindi un approccio complessivo che tiene in considerazione tutti e tutte le diversità: valorizza il singolo per la sua identità e la sua unicità, valorizza la diversità in quanto punto di forza e ricchezza, integra le uguaglianze e ciò che è difforme, favorisce il dialogo e il confronto, sviluppa il rispetto e la capacità di accogliere punti di vista differenti, promuove una partecipazione attiva e la collaborazione.
Come ben hanno detto T. Booth e M. Ainscow (testo “Index for inclusion” 2000): “L’inclusione non riguarda solo gli alunni disabili, ma investe ogni forma di esclusione che può avere origine da differenze culturali, etniche, socioeconomiche e di genere”.
L’inclusione non deve riguardare solo l’ambito scolastico, ma può investire la nostra quotidianità nell’incontro con l’altro diverso da noi!