Mi prendo cura

DAL VIRTUALE ALL’ESPERIENZIALE

percorso Adotta un…ALIENO!

Un tempo c’era il laboratorio di informatica: un’aula attrezzata con computer, stampante e a volte anche connessione ad internet. Oggi in molte aule c’è la LIM e sono numerosi i contenuti digitali da utilizzare in classe. Fuori dalla scuola i bambini sono sommersi dalla tecnologia: cellulari, videogiochi, ipad, sono ormai una consuetudine anche nelle famiglie meno abbienti. E si assiste alla nascita di nuove forme di dipendenza, da internet, da videogiochi e dai social network.

ProXXIma si è posta una sfida ambiziosa in vista di Expo’ 2015: creare una serie di contenuti cross mediali rivolti in parte ai docenti, in parte alle famiglie, pensati per favorire il passaggio DAL VIRTUALE ALL’ESPERIENZALE dei bambini.
Selezionato nella call “Social roots”, tra i 24 progetti più meritevoli, a livello nazionale e internazionale, nell’ambito dell’agrifood, I tech care/Mi prendo cura è stato presente, nell’ottobre 2015, ad Expo facendo un vero e proprio “sold out” con le scuole.

Come?

Attraverso il percorso Adotta un…ALIENO!

Il percorso offre ai bambini ( dai 5 anni e ½ ai 9) la possibilità di prendersi cura, in prima persona, dell’alimentazione di un bebè alieno.

Ogni incontro prevede:

– la visione di un video animato ( un episodio spaziale in pillole) che introduce l’argomento;
-un laboratorio esperienziale (nel primo, ad esempio, i bambini creano il proprio bebè alieno con la cera d’api naturale);
– un momento di condivisione e riflessione su quanto fatto insieme

TI PIACEREBBE ADOTTARE UN ALIENO?

Episodi Spaziali in pillole

Il percorso Adotta un… ALIENO!, pensato per le classi dalla seconda alla quinta elementare, rappresenta un’opportunità di gioco per il bambino, insieme alla possibilità di sperimentarsi in prima persona come colui che si prende cura (della propria alimentazione e di quella del bebè alieno), preparando, incontro dopo incontro, una colazione “galattica” , uno snack/merenda “spaziale” , un pranzo al sacco davvero “extraterrestre”…

SEI PRONTO A CONOSCERE IL BEBÈ ALIENO?

Ti piacerebbe attivare il percorso Adotta un… ALIENO? Scopri come fare mandando una mail a CONTATTI

SECONDO TE COSA MANGIA UN ALIENO?

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Prendersi cura

Mi prendo cura a casa

L’effetto Madeleine: i ricordi viaggiano sulle ali dei profumi familiari

a cura della Dott.ssa Simonetta Marucci

Che cos’è l’effetto Madeleine? E che ripercussioni ha sul nostro senso di sazietà? Un articolo che apre nuovi scenari sull’importanza di “rispolverare” le pentole e mescolare gli ingredienti a casa, insieme ai propri bambini

La vista della focaccia, prima di assaggiarla,
non m’aveva ricordato niente;(…)Ma quando niente
sussiste d’un passato antico, dopo la morte degli esseri,
dopo la distruzione delle cose, più tenui ma più vividi,
più immateriali, più persistenti, più fedeli, l’ODORE
e il SAPORE, lungo tempo ancora perdurano, come
anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sopra
la rovina di tutto il resto, portando sulla loro stilla
quasi impalpabile, senza vacillare, l’immenso
edificio del RICORDO.

M. Proust

Nessuno potrebbe raccontare meglio di come l’abbia fatto Proust, quella sensazione che tutti abbiamo prima o poi provato nel sentire un profumo di un cibo particolare.

Camminando per le vie di un piccolo borgo può succedere di percepire un profumo di soffritto, di dolce appena sfornato, di arrosto e immediatamente quell’odore ci suscita un ricordo, un ricordo di casa, di famiglia, di una festa insieme.

Ogni casa ha un suo odore ed il sugo per la pasta cucinato dalla nonna o dalla mamma a casa propria è diverso da tutti gli altri. Per una misteriosa alchimia, gli stessi ingredienti producono un risultato diverso a seconda della mano che li mescola e li amalgama.

In città è più difficile; forse salendo le scale di un condominio può succedere di percepire qualche odore trapelare da una porta, mentre per le strade piene di gente frettolosa è più facile essere catturati dagli odori forti di qualche rosticceria o dei vari fast food.

L’arrosto è arrosto, cosa cambia se è fatto in rosticceria? Le patatine sono le stesse, anche se a friggerle è il cuoco della grande M gialla…. Eppure qualcosa di diverso c’è: l’odore è sempre lo stesso, non cambia se giri per le strade di Roma o Milano o Londra, non ti dà un’idea di “casa”, di famiglia.

Questa omologazione dei cibi e dei loro odori, portata dal cibo preparato fuori casa, dal cibo precotto, industriale, ci sta sottraendo l’esperienza primordiale che ha sempre collegato l’uomo al suo nutrimento, quella cioè dell’olfatto e del suo legame con il mondo delle emozioni.

Nel 2004, due ricercatori hanno vinto il Premio Nobel proprio per aver scoperto il collegamento tra i recettori olfattivi ed il sistema delle emozioni e questo fenomeno è stato battezzato “Effetto Madeleine” in omaggio alla magistrale descrizione di Proust.

La scienza della alimentazione ci rende sempre più attenti al contenuto nutrizionale dei nostri cibi, le mamme sono, anche giustamente, preoccupate di dare ai loro bambini degli alimenti nutrienti, ricchi di vitamine, perfetti sotto tutti i punti di vista.

L’industria alimentare crea formule bilanciate, produce cibi perfetti nei sapori e nella composizione……ma non ci fa emozionare…!

I ricordi della nostra infanzia sono strettamente intrecciati con gli odori delle marmellate, delle torte, delle lasagne preparate il sabato con l’aroma del ragù che riempiva la casa, odori che rimandano alle feste, ai Natali, alle  Pasque, ai compleanni e ai matrimoni…

Oggi è sempre più difficile trovare il tempo per cucinare e a volte costa anche meno comprare un cibo già confezionato. Dal punto di vista nutrizionale potrebbe anche non essere un problema, a parte i vari conservanti che certamente non fanno bene alla salute, ma la soddisfazione che ci deriva dal pasto non dipende solamente dal senso di sazietà che esso induce.

La Natura è talmente perfetta che ha collegato alla sazietà i centri nervosi che presiedono al Piacere ed alla Gratificazione, rendendo il bisogno biologico di nutrimento, una “piacevole necessità”.   Se il pasto non riesce a comunicarci una sensazione di gratificazione, non ci sentiamo completamente sazi, siamo insoddisfatti e continuiamo a cercare il cibo, magari cibi dolci, rincorrendo il piacere di cui il nostro organismo ha bisogno.

Uno dei motivi per cui la gente, soprattutto i bambini, oggi hanno sempre più un atteggiamento di ricerca compulsiva del cibo, con conseguente aumentato rischio di obesità, è proprio questa insoddisfazione, questo livello basso di gratificazione legato al cibo.

Dobbiamo tornare a rispolverare le pentole, a mescolare gli ingredienti, coinvolgendo i bambini in questa piacevole operazione, facendo loro scoprire la magia del profumo che si libera dalle materie prime sotto l’azione dell’acqua e del fuoco, ed introdurli fin da piccoli alla meravigliosa alchimia della cucina della nostra casa, dove l’ingrediente fondamentale, quello che rende il nostro piatto diverso da tutti gli altri, è l’Amore.

Certo per fare questo ci vuole tempo, un tempo più lungo, disteso, proprio come quello del weekend o delle feste…

Buone ricette  a tutti !

Simonetta Maruccinutrizionista, endocrinologa, esperta in disturbi del comportamento alimentare, socia fondatrice di Proxxima.