Viaggio
nella Grammatica Fantastica
Linea 8
del Progetto Diderot della Fondazione CRT

Viaggio
nella Grammatica Fantastica
Linea 8
del Progetto Diderot della Fondazione CRT

Linea progettuale n°8, VIAGGIO NELLA GRAMMATICA FANTASTICA
Obiettivo della linea è il miglioramento delle competenze linguistiche di 5000 bambini dalla seconda alla quinta classe della scuola primaria. Come?
Attraverso un apprendimento per scoperta- dove l’insegnamento della grammatica e dell’ortografia sono basati su un’idea di lingua viva e su una didattica attiva e creativa che si avvale di un approccio artistico-immaginativo, della narrazione e del teatro, così da stimolare in alunne e alunni un coinvolgimento emotivo-affettivo nei confronti dell’apprendimento linguistico.
Durante i due laboratori in classe bambine e bambini scopriranno di possedere già un proprio regno linguistico e avranno modo di esplorarlo e consolidarlo.
Particolare attenzione verrà posta anche nei confronti di regni linguistici differenti di alunni/e per i/le quali la lingua italiana non è la lingua madre, attraverso le comparazioni. In questo modo ogni nuova conoscenza lessicale, ortografica e grammaticale diventa una piacevole scoperta e l’errore è visto come un’opportunità e una risorsa.
La linea prevede, per i primi 800 bambini iscritti e al posto del secondo laboratorio in classe, la possibilità di assistere allo spettacolo “Il Paese di Grammatica” che verrà messo in scena, tra febbraio e marzo 2026, in un teatro di Torino.

Progetto Diderot
Anche per l’anno scolastico 2025-2026 torna il Progetto Diderot, aumentando i numeri sia nell’offerta che nelle tipologie di scuole coinvolte.
Sale a 27 il numero di linee didattiche pensate per approfondire le materie tradizionali – come matematica, grammatica, inglese, arte ed educazione civica – con metodologie innovative, ma anche di avvicinarsi a discipline che esulano dallo stretto ambito curriculare: dalle cyber skills alla prevenzione della violenza di genere, dagli stili di vita sani all’attenzione per l’ambiente.
Per la prima volta, il Progetto Diderot non si rivolge solo agli studenti degli Istituti di istruzione primaria e secondaria di I e II grado del Piemonte e della Valle d’Aosta, ma anche alle Scuole di Infanzia e ai CPIA – Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti, i quali possono iscriversi a tutte le linee dedicate alle scuole secondarie: un passo importante per rendere ancora più inclusiva e capillare la proposta educativa sostenuta da Fondazione CRT, lavorando sull’inclusione precoce, e sulla formazione continua.
L’obiettivo del Progetto Diderot – che negli anni ha formato oltre 1.650.000 studenti – è duplice: potenziare la didattica di base avvicinando gli studenti in modo creativo e stimolante a discipline non sempre inserite nei programmi curricolari e approfondire le materie tradizionali con metodologie innovative, diffondendo i valori fondanti la società civile.
La partecipazione è gratuita per tutte le scuole, escluso il costo di eventuali trasporti. Possono partecipare al Progetto Diderot le Scuole di Infanzia e gli Istituti di istruzione primaria e secondaria di I e II grado del Piemonte e della Valle d’Aosta, sia pubblici sia privati, purché paritari e facenti capo ad organizzazioni non profit e non costituite in forma societaria.

Esperienza
Verso un’alfabetizzazione emotiva: l’esperienza di Lewa nel Regno del Linguaggio
Lewa (nome di fantasia) è una bambina africana di 7 anni e mezzo, dall’aspetto curato, che comprende e parla la lingua italiana. Quando a lei e ai suoi compagni viene chiesto di cercare, all’interno della parola Regno, un nome formato da due sole lettere, una sillaba, che brilla, luccica, sono pochi i bambini che ‘vedono’ affiorare la parola RE.
Un suo compagno nel Regno ri-trova le iniziali del nome dell’amico Reda, seduto accanto a lui, qualcun altro un regalo o una regina. Ora è il turno di Lewa che, timidamente, mi viene a sussurrare in un orecchio la sua parola: SOLA.
Le chiedo di scriverla alla lavagna, per essere sicura di aver compreso bene.
“SOLA” campeggia al centro delle parole trovate, con una gravità che richiede un approfondimento.
“Chi si sente sola?”- le domando
“Io”- mi risponde con l’aria seria.
Chiedo ai bambini riuniti in cerchio chi desidera sedersi accanto a lei e Alice si sbraccia dal lato opposto dell’aula, dicendomi che è sua amica.
Le faccio sedere vicine e durante tutte le attività mi assicuro che possano lavorare insieme.
Alice è una bambina italiana dal carattere allegro e il suo entusiasmo, un po’ alla volta, quasi per osmosi, si riflette su Lewa che accenna un sorriso.
Parole come campana, bambola, pompiere, lampada, si accostano improvvisamente alla parola ‘imbranato’ di cui nessuno conosce il significato… Non sapendo se questo nome è stato utilizzato nei confronti di colui che l’ha suggerito mi limito a riportarlo alla lavagna.
Lewa rimane silenziosa e in ascolto per tutta l’attività. Solo alla fine alza la mano e in un soffio di voce pronuncia una parola misteriosa: “MBAYO3” che poi riporta con cura alla lavagna.
L’ MB iniziale chiarisce subito che Lewa ha compreso bene il gioco, a differenza di qualche compagno italiano ancora convinto che Comignolo e Babbo Natale facciano parte della stessa famiglia. Trascrivo anche queste due parole alla lavagna, in stampatello maiuscolo, in modo che dall’immagine-parola i bambini possano vedere che cosa manca e autocorreggersi.
Riprendo quindi la parola ‘magica ‘MBAYO’ e chiedo a Lewa se sa cosa vuol dire in italiano.
E’ a quel punto che interviene la maestra di classe per comunicarmi che è il cognome della bambina.
Mi abbasso alla sua altezza. per guardarla bene negli occhi e poi le dico:
‘Lewa Mbayo tu appartieni davvero al Regno del Linguaggio!’
E, per suggellare questa appartenenza, una volta raccontata la storia, le dono un simbolo potente da parte di Mago Inverno: una delle sue piume-fiocchi di neve!
Quale ritmo di apprendimento, in classe, risponde meglio alle richieste profonde dei bambini1?
Una scuola che corre e si muove in modo rettilineo, da A a B e da B a C, per intenderci, chi e cosa si porta dietro?

Una scuola che ‘accelera’ è davvero in grado di porre ascolto ai bisogni e alle aspirazioni profonde di bambini e bambine e di ragazzini e ragazzine?
Facciamo queste domande in quanto capita ed è capitato, all’interno dei laboratori che ProXXIma tiene nelle scuole primarie, proprio come raccontato nell’esperienza riportata all’interno di questo testo e sebbene decisamente meno sovente rispetto alle espressioni gioiose ed entusiaste che emergono di solito dagli alunni, che qualche bambino porti all’attenzione dell’adulto una parola, grave e complessa, come sola, imbranato, ignorato e incapace.
Parole che rivelano emozioni presenti nel “terreno-classe” e che per le più svariate ragioni non sono ancora affiorate o, se hanno provato ad affacciarsi, sono state lasciate cadere e dimenticate.
Eppure a volte basta davvero poco, uno sguardo diverso (lo sguardo è la prima grande forma di ascolto) da parte di uno degli insegnanti di classe per permettere ad emozioni e sentimenti di far capolino e trovare una via di espressione. Altre volte, invece, capita che il terreno riceva il giusto irraggiamento o sia irrorato dall’arrivo di un esperto esterno che, attraverso attività curricolari portate con un approccio diverso, magari più immaginativo e artistico, crea un cerchio magico, uno spazio protetto, in cui i bambini si sentono liberi di esprimersi con autenticità.
Se curare il terreno-classe, e quindi le emozioni che si muovono al suo interno, è essenziale per l’apprendimento, come ci ricordano anche le neuroscienze, cosa potremmo fare come adulti per porre una maggiore attenzione al terreno/contesto in cui operiamo o andiamo ad operare?
In primis: non avere fretta.
Darsi il tempo di conoscere il terreno per scegliere poi come procedere.2
Darsi il tempo significa anche un’altra cosa: riprendere e ampliare quanto spontaneamente affiora dai bambini, non solo a livello di emozioni, ma anche di saperi. E contemporaneamente offrire loro e offrirsi spazi di riflessione per pensare/ripensare cosa è davvero importante perseguire.
Porre attenzione all’aspetto linguistico e a come “portarlo” in classe diventa determinante e non solo perché comprendere un testo facilita l’apprendimento di qualsiasi disciplina, ma proprio perché con il logos veicoliamo pensieri ed emozioni. E a sei, sette, otto anni porre le basi di un apprendimento linguistico efficace è decisamente importante. Sempre, però, con la consapevolezza che, come scriveva la Montessori:- Non esiste un metodo, esiste la ..vita!
La Fondazione CRT
Da oltre trent’anni motore di crescita e innovazione per il territorio Nata nel 1991, la Fondazione CRT è la terza Fondazione di origine bancaria italiana per entità del patrimonio. Ha erogato complessivamente più di 2 miliardi di euro per oltre 41.000 progetti per l’arte, la ricerca, la formazione, il welfare, l’ambiente, l’innovazione nel Nord Ovest in una dimensione nazionale e internazionale. La Fondazione sperimenta anche interventi nella logica della venture philanthropy e dell’impact investing, per un impatto sociale e ambientale. Uno dei principali esempi a livello europeo è l’operazione di rigenerazione urbana delle OGR Torino, le ex Officine Grandi Riparazioni dei treni, riqualificate dalla Fondazione CRT e riconvertite, con un investimento di oltre 100 milioni di euro, in un innovativo centro internazionale per l’arte e la cultura, la ricerca scientifica, tecnologica e industriale, il food. La Fondazione CRT è inoltre attiva nelle principali reti internazionali della filantropia come EVPA (European Venture Philanthropy Association) e Philea (Philanthropy Europe Association), che raggruppa oltre 10mila fondazioni ed enti filantropici europei e statunitensi. Collabora inoltre con le Nazioni Unite e altre organizzazioni su scala globale, tra cui Rockefeller Philanthropy Advisors, per rafforzare l’integrazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile nei propri interventi. www.fondazionecrt.it

Dicono di noi
Sottolineo la professionalità dell’animatrice e la sua capacità di coinvolgere i ragazzi nelle attività proposte.
Molto interessante il connubio musicale/esperienziale per l’approccio al linguaggio
L’attività è stata molto inclusiva e coinvolgente e mi ha permesso di scoprire alcuni miei alunni
Tutto molto soft, delicato, prezioso.
Ho trovato meravigliosa e suggestiva l’atmosfera creata con voce, strumenti e fiaba e commovente la riflessione sui ‘Regni’ delle Lingue e sulla loro importanza
È stata la ‘magia delle parole’. La divulgatrice ha utilizzato il linguaggio delle parole e del corpo per dialogare, inventare ascoltare, raccontare e sviluppare insieme ai bambini una serie di stimoli legati all’ascolto e al parlato, alla riflessione linguistica e alla gioia di esprimere e comunicare, con spontaneità, le proprie emozioni.
1Il termine richiesta è qui utilizzato nella sua accezione di “aspirazione profonda”
2Se il terreno è particolarmente secco, ovvero se il pensiero immaginativo dei bambini è già stato messo sotto attacco da un uso smodato della tecnologia potrebbe essere utile introdurre attività artistiche e di movimento, per scaldarlo e renderlo fluido. Se è particolarmente umido, in seguito a traumi o piccole paure e tristezze presenti nel campo, un irraggiamento accurato con fiabe e racconti ad hoc selezionati in base all’età dei bambini, potrebbe irrobustire lo stesso e prepararlo alla semina.
3L’ultima lettera di questa parola è stata modificata per evitare il riconoscimento della bambina di cui si parla nell’articolo.