All’interno del Convegno “Vita e Morte, filosofia, psicologia e biologia dell’esistenza”, organizzato da ISFIPP&SSCF un anno fa a Torino, Ines Testoni, citando il suo maestro E. Severino, ha affermato che “il nascere è il cominciare ad apparire di un eterno…” ed è quindi importante “cominciare a rappresentarci l’oltre per poi farlo evocare, farlo immaginare e farlo significare” da possibili consultanti che si interrogano su questo tema o si trovano a vivere esperienze di lutto o di malattie incurabili.
La dott.ssa Testoni parlava ad un pubblico adulto, ma ci sono fiabe, storie, racconti, albi illustrati e silent book capaci di evocare questo ‘oltre’ in bambini, fanciulli, ragazzi, e ci sono adulti che, come i poeti e i bambini, utilizzano un pensiero immaginativo.
Nel bellissimo albo fotografico La foglia Muriel di Leo Buscaglia, la protagonista si accorge che una nuova stagione è arrivata quando “… Le brezze che in passato invitavano a ballare, presero ad infierire sulle foglie, a scrollarle, a tormentarne i piccioli. (…)Che diamine succede?”-(…). “E’ quanto capita in Autunno”. disse Martha. “E’ tempo per le foglie di andare a stare altrove. Dicono alcuni che questo si chiami morire”.
Questa capacità dell’autore di parlare con verità dell’esperienza del morire, senza nascondersi dietro ad un rassicurante ‘dormire’è uno degli aspetti che i bambini apprezzano di più. Anche Muriel, come le sue sorelle prima di lei, ad un certo punto si staccherà dal ramo e morirà.
Dire ad un bambino che la sua mamma, mancata dopo una lunga malattia e adagiata per un ultimo saluto sul suo letto, dorme, non è di consolazione non solo perché lega l’atto di addormentarsi/di abbandonarsi al sonno ad un sentimento di paura scaturito dall’ associazione tra dormire e morire, ma anche perché fa scricchiolare la fiducia nell’adulto.
“Il re è nudo!” griderà il bambino.
All’interno dello stesso Convegno il prof. Lodovico Berra, medico psichiatra e psicoterapeuta, ha ricordato come tra molte persone adulte, esista un terrore di morte rinforzato da una comunicazione mediatica che sembra annullare le fasi evolutive dell’essere umano (infanzia, fanciullezza, gioventù, maturità-adultità, vecchiaia) instillando come possibile e desiderabile l’idea di un’eterna giovinezza.
Nell’albo illustrato, “L’anatra, la morte e il tulipano” di Wolf Erlbruck, il terrore di morte si manifesta così:
“Chi sei? Perché mi strisci alle spalle?”
-Io sono la morte-
(…)-Ti starò accanto il tempo che ti resta, nel caso…-
“Nel caso?”, domandò l’anatra. -Sì , nel caso ti capiti qualcosa. Un brutto raffreddore, un incidente, non si può mai sapere. –
“E all’incidente ci pensi tu?”
-All’incidente ci pensa la vita, come anche al raffreddore, e a tutte le altre cose che possono capitare a voi anatre. Per es. la volpe. –
La bellezza di albi illustrati come quello appena citato sta nel creare, nell’ultima battuta, una sorta di spiazzamento che ribalta la prospettiva e ci offre un altro sguardo. Ironico e divertito. E questo sguardo, se coltivato, potrebbe aiutare ad affrontare la paura della morte in un altro modo.
Se un albo come quello di Erlbruck parla benissimo agli adulti, come si può affrontare l’esperienza della morte con bambini dai 5 ai 12 anni che stanno vivendo il dolore legato alla perdita di una persona amata o con una malattia terminale?
Il raccontare, narrare o leggere ad alta voce storie e fiabe che parlano di questo tema, all’interno di un cerchio, a scuola, può avere un effetto terapeutico (di preparazione, nel caso di una malattia terminale) e/o di consolazione.
L’esperienza della foglia Muriel ci viene un’altra volta in aiuto.
“A che scopo siamo state qui, se dovevamo cadere e morire tutte quante?” – domanda la foglia Muriel alle sue sorelle.
(…) “Lo scopo è stato conoscere il sole e la luna. Vivere insieme felici e contente. Fare ombra ai vecchi e ai bambini. Vestirci dei colori dell’autunno. Conoscere le stagioni. (…)”[1]
L’idea di pensare alla morte come la fine di tutto è comune a molti adulti ma non tra i bambini che, fino agli otto-nove anni, sono ancora intimamente legati alla Natura e alle sue stagioni. Dai nove ai dodici questa relazione si interrompe e i bambini-fanciulli ricercano una nuova connessione tra il mondo terrestre e quello celeste.
In questa direzione si muove l’albo illustrato Buon volo, ape Regina appena pubblicato da Storiedichi Edizioni.
[1] Leo Buscaglia, La foglia Muriel, Rizzoli
Il testo, nato da un’idea dell’apicoltore Alessandro Volo, ha conosciuto diverse riscritture prima di trasformarsi in un vero e proprio racconto zen. Le parole di questa breve partitura sono scelte con cura e si dispongono, come note, sulle pagine ariose, magnificamente illustrate a mano da Maria Cristina Bet.
Da qualche giorno all’interno dell’alveare il ronzio si è fatto più flebile e dolente, lungo e cupo e le api intorno all’arnia volano in modo disordinato e confuso.
Se la sopravvivenza dell’alveare non è in discussione grazie alla nascita di una nuova ape Regina, è però importante preparare il commiato, l’ultimo saluto terrestre alla vecchia Regina.
In questo albo la morte non è la fine di tutto, ma una trasformazione di forma in cui è possibile, attraverso un pensare del cuore, sentirsi ancora connessi con coloro che abbiamo amato e ci hanno amato.
Di Rossana Colli